sabato 4 ottobre 2008

Montale e Pagano




1.Il 19 gennaio 1948 , Montale scrive a Vittorio Pagano:“Caro Pagano, io la conosco benissimo, benchè a Lei sembrerà strano”...Per il poeta salentino, carattere esuberante ,estroverso e chiassoso , abituato agli scoppi di gioia, ma anche ai toni cupamente drammatici , o a ironizzare in modo spesso macabro, quella lettera del grande Eusebio era un dono caduto dal cielo, il riscatto di tante piccole umiliazioni, sfottò che aveva dovuto subire nel ristretto ambito del suo operare, con quattro tromboni di professori di liceo che quando lo vedevano si mettevano le dita al naso e alzavano testa e mento e uno stuolo di artisti e intellettuali falliti , o comunque rassegnati alla mediocrità. Stavolta Pagano toccò veramente il cielo con un dito per quella risposta inaspettata ad una sua lettera. Amava e ammirava moltissimo Montale , e gli si era rivolto , pochi mesi prima , per chiedergli una copia di “FINISTERRE” , l’ultima sua silloge , che comprendeva quindici poesie scritte tra il 1940 e il 1942, pubblicata nel 1943 a Lugano in soli 150 esemplari , di cui era stata da poco pubblicata una seconda edizione,a Firenze, e praticamente subito esaurita, praticamente impossibile da reperire a Lecce e in tutta l’Italia meridionale. La richiesta di Pagano non nasceva solo dalla fin troppo sviscerata ammirazione per il poeta , come diceva lui , ma anche perché la moglie del poeta salentino, Marcella Romano, allora sua fidanzata , stava preparando la tesi di laurea proprio sulla poesia di Montale. E poi , Pagano sperava (sognava) di poter invitare Montale a Lecce per parlare di poesia, e allora non era affatto facile. Anzi, praticamente impossibile.


2.Quindi la risposta di Montale lo aveva colto di grande sorpresa. Ma come faceva Montale- che nel Salento peraltro non era mai stato - a conoscere un oscuro poeta come Pagano, che non conosciamo noi neppure oggi a distanza di 60 anni?
La storia è abbastanza lunga e complessa e la riporta Gino Pisanò in un articolo pubblicato su “Apulia”. In buona sostanza il tutto si doveva alle referenze di Giacinto Spagnoletti – che aveva parlato al Poeta di Vittorio Pagano e della sua grande passione per la letteratura – e ad una brillante signora leccese ,Iole Guachi Santoro che si era recata a Milano , dov’era il fratello avvocato, proprio per incontrare Montale e ottenere il libretto di “Finisterre”.
La cosa curiosa, come ho detto, è che Pagano , certamente uno dei poeti più importanti del Salento, era conosciuto da Montale , ma ancora non lo conosciamo noi. Del resto di lui si è pubblicato pochissimo, solo una minima parte delle sue opere. E se ne attende prima o poi l’opera omnia.


3.Ma chi era Vittorio Pagano?
Era nato il 28 settembre 1919 a Lecce, da famiglia di contadini copertinesi , che si era trasferita nel capoluogo di provincia dopo gli anni di carestia. Vittorio, unico maschio tra sei sorelle, aveva frequentato l’istituto tecnico e poi ragioneria , dove litigò con un professore e fu espulso da tutte le scuole del regno Si formò allora una cultura da autodidatta, frequentando le biblioteche e conseguì – da privatista - il diploma magistrale nel 1941. Poi cominciò a scrivere, collaborando a varie riviste finchè , affascinato dai poeti francesi, s’immerse in quella letteratura e divenne talmente bravo nella lingua d’oltralpe da proporsi come traduttore .Ed è in questa veste , cioè come traduttore di Baudelare , de Nerval, Mallarmè, Rimbaud ecc. che entrò in contatto con critici letterari e poeti di prima grandezza nazionale, Spagnoletti ,Caproni , Anceschi e il grande Macrì. Morì a 62 anni , il 13 ottobre 1981 , a Lecce. Donato Valli scrisse: “La morte di Vittorio Pagano ha chiuso per sempre la partita del novecentismo, erede del simbolismo frammentista e maudit , prezioso e raffinato.I suoi versi potevano essere di un
sepolto vivo o di un crocifisso, ha il gusto del macabro, del sinistro, del disperato , ma spesso si coglie la sua ansia di fuga: “Ho sognato dei treni sempe in fuga con il viso di diavolo, momenti sudati , insudiciati quando gli occhi pensano ai …miti del sud . Addio, l’occhio si sbarra nelle spirali e vi si acceca.

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