sabato 4 ottobre 2008

Don Tonino Bello scopritore di stelle





1. “Era un poeta, era uno scopritore di stelle. Ma era , soprattutto, un santo, e i santi sono rari, sono persone che portano sulle spalle anche le nostri croci, ma con gioia, con un amore illimitato, a prova di tutto , i santi sono i giullari di Dio, come San Francesco d’Assisi , che portano un soffio di speranza sulla salvezza dell’uomo, nonostante tutto…”. Mi vengono in mente queste parole di don Riboldi , ora che fervono i preparativi per un evento degno della nostra massima attenzione , il decimo anniversario della morte ( 20 aprile 2003) di don Tonino Bello , il “ fratello vescovo” , il profeta della chiesa del grembiule , “l’uomo tutto evangelico” , le cui spoglie mortali si trovano nel cimitero di Alessano, nella sua piccola patria natìa, dove c’è un ulivo che fa ombra e musica sulla pietra tombale e un arco di pace , in pietra viva , che guarda a oriente. E tutt’intorno i bianchi gradini , il silenzio e la preghiera , un piccolo sacrario dove molte persone s’adunano per un saluto, un’orazione , una meditazione, un lieve bacio , spargendo profumi di nostalgiche memorie.



2.A pregare su quella tomba c’era stato anche lui , Riboldi, il vescovo di Acerra , qualche tempo fa. E poi era venuto a Taviano, nel cuore del vecchio Salento contadino e artigiano , quello più autentico, per celebrare l’ anniversario ( il terzo o il quarto?) della morte di “Tonino” , per offrire le proprio testimonianze sulla figura del vescovo di Molfetta , venerato in tutta la Puglia come un santo da migliaia e migliaia di persone che custodiscono come preziose reliquie i suoi ultimi sguardi ,le ultime parole di poeta di Dio : “ Che cosa faranno gli alberi stanotte, quando suoneranno a stormo le campane? Come reagirà il mare che brontola sotto la scogliera , all’annuncio della risurrezione?… L’angelo farà fremere le porte dei postriboli? E le montagne danzeranno di gioia attorno alle convalli?…Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Anche le gramaglie più nere trascolorano negli abiti della gioia. Le rapsodie più tragiche accennano ai primi passi di danza. E gli ultimi accordi delle cantilene funebri contengono già i motivi festosi dell’ alleluja pasquale”.


3.Don Tonino , l’ex pretino direttore del Seminario di Ugento che giocava a pallavolo , mettendosi sempre con la squadra perdente , agitando le bandiere di stracci colorati
dei vinti , anziché i lucidi gagliardetti dei dominatori ; Don Tonino, l’ex parroco di Tricase che suonava la fisarmonica nelle feste patronali, che giocava al calcio con i ragazzi dell’oratorio, su campi sassosi e impolverati , ( era ala destra , il Garrincha con la tonaca ), ma con lo sguardo sempre attento agli afflitti , ai poveri, ai diseredati. ; Tonino , il pretino della porta accanto - uno di noi - che ti parlava con la luce negli occhi e il sorriso aperto disteso buono , ostinato testardo testimone della gioia , che conquistò tutti , giovani vecchi donne bambini tiepidi e bollenti, credenti e non , parroci di campagna e cardinali , perfino il papa che infatti lo volle fare vescovo a tutti i costi , nonostante lui non ne volesse sapere ( per umiltà, ovviamente) e come tale invece conquistò… quasi tutti; tutti tranne i preti (sic!) , i “suoi” preti che lo ostacolarono , lo avversarono , lo calunniarono , si mutarono in zelanti delatori , pur di mandarlo via da quella diocesi che gli era stata affidata, ma, intendiamoci, probabilmente sarebbe stata la stessa cosa in altre diocesi perché il pretino di Alessano era un uomo che pretendeva di applicare il vangelo alla lettera (date da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, una casa agli sfrattati, visitate gli infermi , i carcerati, ecc.) .



4.Avrebbe comunque trovato ostacoli sul suo cammino, perché la Chiesa non sempre manifestava , come lui , la “grande passione per l’uomo” , anzi spesso s’attardava all’interno delle sue tende , dove non giungeva il grido dei poveri, o si manteneva prudenzialmente al coperto , andando a braccetto con i primi piuttosto che gli ultimi, sedotta dalle sirene della politica o dalle manovre di accaparramento dei potenti . La Chiesa anziché mettersi in cammino , cercava una buona sistemazione, si trincerava dietro le sue apparenti sicurezze e non aveva il coraggio del pretino di Alessano , di uscire dai propri accampamenti, di schierarsi apertamente con gli ultimi i deboli i calpestati i diseredati i sofferenti i malati i morti di fame i ladri le prostitute , gli ubriaconi , i tossici , come palesemente faceva don Tonino. La Chiesa era spesso pavidamente neutrale , o addirittura sorda e indifferente di fronte alle ingiustizie e a chi le compie.



5.Gli unici che continuarono ad apprezzarlo , ad ammirarlo, ad amarlo incondizionatamente furono i preti impegnati , sensibili, intelligenti e coraggiosi come lui, in specie Turoldo ( un poeta) e Riboldi ( un vero e proprio guerriero di Cristo ) , preti disposti a tutto pur di difendere i deboli, i poveri, gli ultimi , - tutta quella fiumana di gente che era stata conquistata da Tonino, dai suoi occhi buoni chiari trasparenti , dal suo volto luminoso sempre proteso verso l’interlocutore , dalla sue parole di rara chiarezza bellezza e semplicità che rivelavano la presenza di un uomo eccezionale, di un profeta, di un santo. E’ tutto questo lo disse a chiare note il vescovo di Acerra , alto, bello, vigoroso, una figura carismatica , un templare con la croce sul petto anziché la spada , che parlò senza ambiguità , senza mezza misure , con estrema semplicità , oserei dire con simpatia bonaria, ma anche con quella volontà , determinazione , energia e fermezza di carattere che hanno i veri pastori d’anime , i preti fieri di riscoprirsi coscienza critica delle strutture di peccato che schiacciano gli indifesi , i deboli, i poveri del mondo . Era uno spettacolo , un lenimento dell’animo sentirlo parlare , ed io ero lì , come moltissimi altri venuti da tutte le parti del Salento , a bearmi delle parole di quest’uomo grande e straordinario (avevo fatto un po’ da staffetta al vescovo di Acerra , intrattenendo i convenuti con i miei “ Dialoghi con don Tonino”) e ogni tanto scrutavo la porta d’ingresso dell’Auditorium , dove c’era la scorta armata , gente in divisa che rischia la pelle ad ogni momento, né più ne meno come lui, - il vescovo antimafia - per due milioni al mese…


6.Riboldi era venuto a ricordare l’amico Tonino , a raccontare aneddoti, deliziosi, divertenti, illuminanti sulla figura del pretino di Alessano. Una volta si trovarono entrambi a Milano e non avevano di che vestirsi per andare a far visita
all’arcivescovo Martini e Riboldi rimediò, nella sua casa milanese , qualcosa di simile ad un abito talare , ma non era sufficiente, alla fine sembravano più due comparse di Cinecittà che due vescovi … Ma il cardinale Martini era uomo di spirito e capì…. Era venuto qui , - questo grande vescovo lombardo , che decise tanti anni fa di sposare la causa meridionale per amore , solo per amore, nient’altro che per amore , - per dirci che Tonino era uno scopritore di stelle , uno che sapeva vederle anche quando il cielo è nuvoloso , oppure non brillano perché nascoste , riusciva a scoprirle nei luoghi più impensati , là dove nessuno di noi le potrà mai trovare ; uno che sapeva scoprire stelle anche sulla terra , in mezzo al fango, tra gli ubriaconi , le prostitute , i ladri e i malfattori , i drogati , i carcerati …


7.Ma Don Riboldi era venuto anche a scuoterci , a dirci che non dobbiamo rimanere inchiodati fatalmente , come è stato per secoli e secoli, alla croce e subire soprusi , ingiustizie , violenze e ogni altra ignominia; era venuto a dirci che è ora anche per noi di togliere i chiodi , perché non sono più necessari , non dobbiamo aver paura di come toglierli questi chiodi , basta fare il primo passo…Ma non aspettiamo che qualcuno venga a toglierli…quello è l’errore esiziale. I chiodi dobbiamo toglierceli da soli . Lui era venuto a dimostrare che si possono levare quei chiodi di ignoranza, paura, omertà , però noi dobbiamo schiodarci da soli…Ecco, tutto ciò era venuto a ricordarci Mons. Antonio Riboldi , con la sua aitante presenza : “ Io dico il Padre Nostro e dicendo il Padre Nostro voglio dire tutta la mia libertà. Ditelo con me , se ne avete coraggio… Tonino lo gridava il Padre Nostro e si commuoveva ed era ebbro di libertà . Lui ne aveva , e di grande, immenso , infinito , di coraggio. Era uno di voi , popolo di formiche , gente umile laboriosa e fiera… ed è ancora in mezzo a voi, sta qui dove il dolore per secoli e secoli è stato una lunga nottata che non passava mai , una stagione delle piogge senza fine e scorreva , continuamente, senza interruzione, come oggi scorre in tutte le popolazioni del terzo quarto o quinto mondo, sta qui per ascoltare le vostre richieste, sorreggere la vostra fede che vacilla.
Vorrei ripetere ai giovani , che vedo numerosi , e al Sindaco di Taviano , le sue parole , che sono parole di speranza . Non ce ne sono di migliori , perché lui aveva come pochi il dono del carisma della poesia. Ripeto: era uno scopritore di stelle”.


8.“Abbiate speranza. Speranza significa forza di rinnovare il mondo, di cambiare le cose, nonostante tutto. Mordete la vita! Non abbiate paura, non preoccupatevi. Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete...voi cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell'ambiente. Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltare la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione. Diventate voi la coscienza critica del mondo.

Nessun commento: