giovedì 2 ottobre 2008

Il Salento profondo di Vittorio Bodini






1."Vittorio Bodini ( 1914 – 1970) è forse il maggiore poeta salentino di ogni tempo, ma non riesce ad entrare nelle enciclopedie di letteratura o nelle numerose antologie di poeti contemporanei, sia pure come " minore" . E ciò non dipende dall’altezza della sua poesia, ché Bodini fu un vero artista , un poeta autentico , colto, raffinato e originalissimo, fuori dal coro e da qualsiasi scuola, ma piuttosto dal suo carattere (fu uomo difficile , scontroso, scomodo , dalla personalità complessa e ricca di dicotomie) e , forse, dalle sue scelte , dai suoi comportamenti contraddittori…Ad esempio egli aveva un odio feroce per l’armamentario e la retorica del ventennio fascista e tuttavia diresse una rivista sotto l’egida del partito ; provò sempre un vero fastidio per la nozione folcloristica del meridione, e tuttavia nel suo lavoro più importante, "La luna dei Borboni", si immerse con tutta la sua passionalità nel folclore vivo e denso del Salento ; ebbe sempre una disperata autocoscienza che lo induceva al più nero pessimismo riguardo al futuro del meridione ( Il Sud non si sarebbe mai riscattato dalla sua terribile e allucinante condizione di " bestia macellata " , dal quel senso di impotenza e rassegnata fatalità) e tuttavia nessuno più di lui cercò di elevare culturalmente e civilmente la sua terra. Ebbe fremiti di lotta , deliri di riscatto, momenti di struggente speranza, delirii di abbandono, odio e amore per la sua terra. E tutta la sua straordinaria poesia , visionaria, surrealista , è una sorta di epifanica simmetria lirica che ha portato il Salento e la salentinità a dimensioni europee . Prima di lui nessuno aveva cantato , pianto e maledetto il Salento con quella forza, quell'impeto di un'anima grande sdegnosa e sofferente .


2.A Lecce , in particolare , ( ma anche a Nardò, a Maglie, a Gallipoli, a Galatina , a Casarano, e in tutte i maggiori centri salentini) gli dovrebbero fare un monumento , ma soprattutto lo dovrebbero far studiare nelle scuole per la sterzata che seppe dare alla cultura salentina in un momento di estrema arretratezza , da "binario morto" , ancorata
com'era alla retorica carducciana o dannunziana , ma anche per ciò che ancor oggi rappresenta ... Invece Bodini non è conosciuto , non è amato, né capito proprio dai "fratelli" salentini . Così , a più di trent’anni dalla sua morte nessuno o quasi lo ricorda. Ed è un vero peccato , una privazione perché Bodini ha uno spessore enorme . E’ forse il più grande poeta surrealista italiano ,come ha scritto giustamente Ennio Bonea, e basterebbe leggerlo, studiarlo, come è successo a molti giovani universitari , come è capitato a me stesso , per capirlo e amarlo , questo cantore del "Salento profondo".

3. Il Salento profondo di Bodini è quello di quaranta -cinquanta anni fa , ma ne esistono ancora sacche rimaste intatte se uno va a cercarle ; è un Salento fatto di angeli del seicento dalle dolci mammelle di pietre , anime sante, prefiche, poppiti ( i cafoni del Capo che vengono tutti i giorni al mercato leccese) , i pupi del presepio , Maria , Gesù e Sant’Oronzo , i segni di croce, gli ex voto fatti con verdure locali ( "cuori di cera e di cicoria" ), la cioccolata dei morti , i santi nelle campane di vetro /sui freddi marmi del comò, le
immaginette di vergini nere , lupi mannari , tarantolati, malocchio, donne che allattano e si pettinano sulle porte, la banda del paese, uomini che si fanno il nodo al fazzoletto e conservano il dente per il Giorno del Giudizio. Nella stilizzazione bodiniana , in questa periferia infinita che è il Salento, la luna ride impigliata dalle felci, la felicità materna è una conchiglia , la pianura è di rame , il sole è nero; le parole non arrivano alle stelle e i morti, non bene informati , bussano alla rustiche porte di notte; i giardini sono senza cancelli, gli obelischi sono di sangue, la terra è fatta di visceri amari , le case sono di calce da cui "uscivamo al sole come numeri". Lecce è la dimora vitale e poetica di Bodini, la sua piccola patria che è immota dal seicento eterno e categoriale ( categoria del barocco), "città falsa – dice Bodini - , arbitraria, centrale ove fu collocata (come Madrid) quale estremo riposo di regine conti e duchi e avventurieri falliti . L’ozio e il capriccio ricamarono la sua tenera pietra detta leccese e dal puro invisibile nacquero i colori e cose avvertite ed espresse solo per un allarme preistorico…Resta la lucertola in fuga contro la enorme cosa immobile del cielo pitagorico, buchi di cave di tufo, miseri sepolcri senza nome; nervature, barche, dinosauri affioranti dal velo di terra, terra del nu ( Con questa sillaba Bodini nomina il proprio demone che significa nudità, nulla, nuvola. Tra le varie cose può essere il nome d’Italia/ come un rimorso) dove ci sono terribili polsi di morti e orizzonte di scogli di antiche sommersioni; a furia di abbagliare, il sole è nero, ma neri sono le ali, il sud, la monaca, le ulive, il pino, il catrame , i ceppi, l’acqua , i capelli , le scarpe , le frasi e le virtù del mondo, dove i tarantolati passeggiano sulle volte con la trasandatezza delle loro anime perse in fatiche che fiaccano; dove batte la luna e brilla la calce, dove i fanciulli chiudono in un orcio la gazza, così come siamo noi tutti chiusi nelle visceri di un inverno. In questa terra il dolore è il chiodo storto nell’armatura dei pensieri.

4.Per riscattare questo Salento , Bodini invoca una sorta di monaco rissoso che vola tra gli alberi, San Giuseppe da Copertino, unico possibile modello di salvezza, con le sue acrobazie di levitazioni o voli sullo sfacelo tufaceo delle case che vanno a pezzi. "Del resto – dice Bodini – per lottare contro questa misteriosa cospirazione delle cose contro di noi , non si richiede meno di uno stato di grazia….. Ma attenzione: il poeta non è di per sé un eroe , né un santo , né un modello di salvezza; il poeta non vola, solo di volare; il poeta non è espulso dalla società, ma si autospelle
e se ne compiace perchè si riflette nel verso, senza che la pena sia meno sincera e meno crudele; il poeta è un fingitore e finge il volo nel medio della parola che è dura e pesante , e vuole il volo tutto per sé, mentre il santo vola di persona , integro portatore di Dio lievitante e lievitato , con un gesto semplice e inimitabile. Secondo Bodini per tentare di costruire positivamente su una verità spirituale in sé negativa , occorre un impegno totale e totalizzante, occorre un furore, una violenza contro il paesaggio in sé così negativo . La violenza bodiniana contro il sole nero e la sua larva pallida, la luna malefica e amara della moneta d’oro, è un modello poetico - metafisico di altre violenze, violenza etica, morale, politica , sociale e religiosa proprie di questa terra , è umano impegno a costruire positivamente , cominciando dalla stessa poesia…..


5."Io credo in quegli avi che hanno un profilo come il mio – dice Bodini. Ma come dobbiamo fare per transitare dalla falsa Lecce alla Lecce celeste? E , aggiungo io, dal Salento arretrato pigro rassegnato al Salento dinamico moderno e progressista? La risposta è semplice : con la conoscenza del Salento , a livello totale, storico-geografico, sociale ed economico, questa è l’unica possibilità di convertire l’ironia barocca, l’inganno e il carcere con la verità e la libertà, di convertire il tedio mortale in vita vivente e di speranza.
Il modello bodiniano di questo riscatto che esorta la Puglia a risorgere nei coralli del suo mare, negli urli del vento, nella terra d’ostriche e di lupi mannari , nella calce bianca e azzurra , è tutto femminino. Lo troviamo nella brindisina che pesa con uno sguardo il volo dei gabbiani e quello dei corvi / e la pianura si gira su un fianco se lei parla.
Per finire questo rapido excursus , io credo che dovremmo fare qualcosa per dare a Bodini la sua giusta collocazione nel panorama della poesia contemporanea , magari ricordando anche come egli sia stato in qualche modo "profetico" per quanto riguarda il suo amato-odiato Salento, ( infatti la regione sta risorgendo soprattutto grazie al riscatto e all'enorme progresso realizzato dall'elemento "femminino" ) , così com’è sempre profetica la poesia , quando è vera e autentica.

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