sabato 4 ottobre 2008

Luigi Scorrano umanista salentino



1.Qualche tempo all’aeroporto Orly di Parigi , in attesa di un volo per Johannesburg , che avrebbe poi tardato un bel po’ , per un guasto all’aereo, ebbi modo di conversare con un distinto signore di una certa età , un professore piemontese, che conosceva assai bene il Salento.
“Il Salento è abbandonato a sé stesso. Lo Stato non esiste. C’è la mafia internazionale. E poi gli sbarchi dei clandestini. Ci vorrebbe protezione, difesa dei beni e dell’immagine della regione. Ma i politici pugliesi sono di una inettitudine disarmante , che fa cadere le braccia, tutti lacchè del potere centrale. E lo stato è assente, non invia le risorse giuste per salvaguardare la vostra meravigliosa Terra d’Otranto. Anche il patrimonio culturale viene costantemente depredato, giorno dopo giorno. Negli ultimi anni si calcola che circa 100mila reperti siano stati esportati clandestinamente all’estero da parte dei tombaroli, che provocano danni incalcolabili e irreversibili nella loro crassa ignoranza: distruggono intere città archeologiche sotterranee per avidità.Si tratta di un depauperamento spaventoso, un danno incalcolabile per la cultura, per il nostro patrimonio, per la ricchezza dei pugliesi e degli italiani tutti… Le masserie, gli olivi bassi e folti, i tronchi poderosi, i trulli, la grotta della poesia, che cantò perfino quel genio mattoide di Carmelo Bene , di solito restio a certi sentimentalismi o rimpatriate, è tutto in sfacelo…”

2.Era un professore piemontese , che conosceva molto bene il Salento ( aveva sposato una aletina e avevano lì una casa dove trascorrevano buona parte della stagione estiva) e che aveva , al contrario dei politici pugliesi , grande ammirazione per gli studiosi, umanisti salentini, per uno in particolare, mi disse.” Lei certamente lo conoscerà”.
Ero convinto che fosse uno dei soliti noti , facenti parte della lobby intellettuale “accademici prezzolati “, professori universitari che compaiono un po’ in tutte le prefazioni dei libri che vengono editi ( a vari livelli, anche infimi) dalle numerose casa editrici della provincia di Lecce, o che presiedono le varie giurie dei concorsi letterari, e sono protagonisti assoluti nelle conferenze, nei forum , nei simposi letterari,o rubriche specialistiche di stampa e televisive , eccetera eccetera…
Invece no. Mi sbagliavo. Il professore piemontese mi disse che era uno di Gallipoli , la cittadina elettiva di Massimo D’alema , che ha casa sulla riviera di scirocco e veleggia su quella di ponente.
Feci rapidamente mente locale e – eureka! - dissi: ma lei parla di Rocco Buttiglione! , che è nativo della perla dello jonio e… , ma lui disse no. Pensai a qualcun altro , ma tentennai subito il capo. No, non è possibile. Lei si sbaglia. A Gallipoli non c’è nessuno studioso o letterato di fama, almeno al presente. Certo ci sono stati nel passato, anche a livello nazionale e internazionale, ma oggi come oggi non credo che…a meno che non si riferisca al grande Eugenio Barba che…

3.“Si vede che lei non conosce il professore Luigi Scorrano, disse il distinto signore.
Luigi Scorrano è un uomo di straordinario spessore acume, profondità , ma anche curiosità letteraria. Lo reputo uno dei migliori trenta, dico in Italia. A livello di un Sermonti, di un Vallone , di un Eco, tanto per intenderci, ma è ancora più poeta di loro…Avete un gioiello , una perla e non lo sapete neppure…”. E Sgarbi?
“Per cortesia non mi faccia ridere! Sgarbi è un clown , va bene per il circo televisivo, ma a livello culturale è solo un bluff. Non replicai. Ma in cuor mio ero felice per il mio amico “Gigi” Scorrano , che non è propriamente di Gallipoli , ma di Tuglie , nove chilometri appena di distanza , un ragazzo di una dolcezza e di una mitezza unica, che avevo più volte intervistato per Teleonda Gallipoli con scarsa audience( digiamolo, amici, la cultura interessa a pochissimi, meno dell’uno per cento). “Vede, - continuò il professore - la letteratura deve avere una funzione pedagogica; deve essere capace di fare appelli, di essere testimonianzxa, di essere un po’ una confessione, nevvero?”, disse un po’ manzonianamente.

4.Io rimasi impassibile e lui continuò…Lo sa che disse Ungaretti?…Che la poesia è testimonianza d’Iddio anche quando è una bestemmia…e anche quando quel Dio è sfuggente e imprendibile …la storia è possibile solo a te che non esisti…anche se falsa la menzogna della tua voce è più vera d’ogni nostra croce . "Non ha salvato la storia la tua deità /T’illudi forse di salvare /con la tua umanità la vegetante bestia della nostra omertà? /Non avrai neppure la forza di stendere sulla tua vana eternità /una smorfia di pena e di pietà.

Vede, caro amico, - continuò il piemontese - se il corpo diventa pagina per il medico, la pagina può farsi corpo per lo scrittore La scrittura, una scrittura dichiaratamente compensativa a risarcimento di una ferita dell’anima altrettantgo dolente che quella del corpo , è un'indagine diagnostica, una terapia, te gapì? Il poeta sperimenta l’innammissibilità attuale della poesia e l’impossibilità dell’autenticità del sentimento d’amore nel mondo borghese e anche l’improponibilità della morte come apoteosi tragica dell’eroe che sfugge, in quel modo , al condizionamento della volgarità e banalità borghese…il centro del dramma sta proprio nella inconciliabilità di poesia e ideologia borghese, di vita quotidiana e di esperienza artistica …

5.Ed io pensavo al mio amico Gigi Scorrano ed ero contento per lui , sempre immerso nelle “sudate carte”, come un Giacomino Leopardi da Tuglie , pensavo poi – chissà perché - alle farfalle che avevo visto sul Monte Grappa , vicino al club degli ulivi , farfalle bellissime , fragili vive colorate come l’anima , un’esile sopravvivenza della poesia ,e poi mi veniva in mente l’uomo dal fiore in bocca ,in quella notte lunghissima col professore nevrastenico che aveva perduto l'areo ( c’era un guasto, ma insomma era la stessa cosa) e dicevo tra me e me , ora questo mi verrà a dire come fanno i pacchetti i commessi di bottega e poi zac, mi fa avvicinare sotto un lampione, e mi fa vedere il fiore, l’epitelioma . Ero terrorizzato. E avevo un sonno mortale. Ma l’altra sfera del cervello mi diceva, hai visto l’hai sempre pensato che Gigi fosse una perla rara, ed ero contento che la sua fama di studioso varcasse gli angusti confini del tacco.
Intanto il piemontese carducciano e antimanzoniano continuava a blaterare"Io non risciacquavo in Arno/né piatti , né bucato , /chè anzi fin da quel tempo m’erano a noia /tutti i risciacquatori lombardi /piuttosto goffotti e presuntuosotti....La lettura di un migliaio di versi cattivi/è supplizio intollerabile ad un vero letterato...
Ed io tanti , mi creda, tanti brutti versi ho dovuto ascoltare. Sono secoli che cerchiamo un altro Leopardi , ma non vi ricorre nemmeno per caso...Un certo Saba dice che D’annunzio gli avrebbe detto che l’Italia aveva avuti , prima di lui, soli tre poeti: Dante Petrarca e Leopardi Scusi: e Tasso dove lo mette? Ma lo sa che Tasso è addirittura superiore a Leopardi?...Così davvero lei non sapeva chi è Luigi Scorrano, uno studioso fine , attento, sensibile, raffinato, colto, capace di entrare nella psicologia di un’autore fino a spolparlo delle ossa dell’anima ( mo’ l’anima tene le ossa?, ndr) , penetrare il pensiero… Davvero non lo sapeva? Mi dica la verità, la prego... Eravamo a Orly ed erano le due di notte. Ed io avevo un sonno pazzesco...disposto anche a dormire insieme a zio Paperone , e i suoi nipotini Qui Quo Qua, come poi effettivamente avvenne, alle quattro e mezzo del mattino.
No, proprio no. Stu Luigi Scorrano non so proprio chi sia….

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