1.Poco prima di morire , diede l'ennesimo addio al teatro, sperando di esorcizzare la morte , ma la morte , con cui aveva a lungo lottato - e vinto - nelle vesti di Brancaleone ( forse il suo capolavoro) , stavolta non si lasciò. Non gli andò incontro a viso aperto , ma lo ghermì , di notte, nel sonno. E così , a 78 anni ancora da compiere , dopo 60 anni di palcoscenico, disse basta davvero. Il suo addio lo aveva dato poco prima , anche se non credeva fosse quello definitivo.
Un addio da vecchio mattatore , nel modo più eccessivo, più plateale possibile : esibendosi – anche col supporto televisivo – in tutto il suo repertorio , che era immenso. Da Eschilo al marchese di Caccavone, quello della teoria del niente , facente parte dell’Accademia degli Incauti ( “ Il niente, adunque , sarà il soggetto del mio discorso. Parlerò del niente e del niente dirò appunto cose da niente , onde da voi non chieggo che attenzione da niente”)
Un addio da vecchio mattatore , nel modo più eccessivo, più plateale possibile : esibendosi – anche col supporto televisivo – in tutto il suo repertorio , che era immenso. Da Eschilo al marchese di Caccavone, quello della teoria del niente , facente parte dell’Accademia degli Incauti ( “ Il niente, adunque , sarà il soggetto del mio discorso. Parlerò del niente e del niente dirò appunto cose da niente , onde da voi non chieggo che attenzione da niente”)
2.Ma io , personalmente , lo ricordo ancora giovane in un formidabile Otello, lui e Randone che si scambiavano i ruoli di Jago e Otello , e poi in Macbeth, Edipo, e Sofocle . E una volta , al Sistina , nell' Uomo dal Fiore in bocca, un pezzo antologico che Vittorio volle riproporre in segno di omaggio a Pirandello , un brano testamen tario forte, impregnato di Sicilia , dichiarazione d'immutato amore per la sua terra.
Poi Gassman si è trasformato di volta in volta in tennista ( era stilisticamente brutto a vedersi , giocava da autodidatta , molto frontale, ma aveva una possanza atletica davvero straordinaria) , polemista, seduttore, patriarca , vagabondo, poeta e romanziere. E in quell’addio ripercorse tutti i ruoli accarezzati , introiettati e interpretati non solo sulla scena, ma anche nelle varie stagioni della sua esistenza. Ed allora riecco Gassman-Adelchi , con un Manzoni indigeribile , un Gassamn holliwodiano , in tono decisamente minore , ora zingaro, ora maestro d’orchestra , o principe russo ( chissà perché gli facevano fare la parte dello slavo ) fino all’ultimo straordinario, eccezionale Gassman-Achab , Gassman-Ulisse. Gli mancò il ruolo di Don Chisciotte , ma Brancaleone tale è , la mimesi del Cavaliere dalla triste figura.
3.E poi c’era il Gassman disperato, malato , solo , in preda alla più cruda depressione ( Mi ha riferito un eccellente dermatologo salentino, di Taviano , che ebbe in cura Vittorio , quando lui soggiornava in Toscana , che aveva dei veri e propri buchi ai piedi, frutto delle sue ansie e angosce)
Ma passati i periodi di depressione , Gassman tornava quello che da sempre abbiamo conosciuto, egoista , vanesio , goliardico, eccessivo. Molteplice. “In realtà, Vittorio è un timido”, mi disse una volta il suo grande amico gallipolino , Carlo Mazzarella, che ogni tanto , d’estate, incontravo al Marechiaro di Gallipoli, dov’era ormeggiata la sua barca. “ L’ho invitato tante volte a Gallipoli”, mi disse Carlo , “ ma ancora non ci sono riuscito a portarcelo “. Erano gli anni ottanta e Gassman era ancora sulla cresta dell’onda . A Gallipoli ci verrà molto più tardi , dopo la morte di Mozzarella , in ossequio alla memoria dell’amico , raccogliendo l’invito degli organizzatori del premio Barocco .
4. Forse è vero che era anche timido . In fondo ciascuno di noi rimane per buona parte un mistero anche di fronte a se stesso. E tutti i Gassman sono possibili.
Infine il commiato. L'epilogo. In un palcoscenico che ribolliva di folla delirante.
E lui, Gassman che alzava per l'ennesima volte le braccia come un eroe omerico. Superbo. Unico. Mitico. Ecco le sue dichiarazioni finali: "Gli attori sono una categoria con un forte tasso di imbecillità e di finte aristocrazie, io ho sempre amato attori e registi che hannno il senso del gioco e della relatività, Monicelli , Scola , Risi , Altman , tutta gente che fa le cose seriamente ma non si prende troppo sul serio…Del resto , se non si rimanesse bambini fino a novant’anni , non si potrebbe fare gli attori".
Poi Gassman si è trasformato di volta in volta in tennista ( era stilisticamente brutto a vedersi , giocava da autodidatta , molto frontale, ma aveva una possanza atletica davvero straordinaria) , polemista, seduttore, patriarca , vagabondo, poeta e romanziere. E in quell’addio ripercorse tutti i ruoli accarezzati , introiettati e interpretati non solo sulla scena, ma anche nelle varie stagioni della sua esistenza. Ed allora riecco Gassman-Adelchi , con un Manzoni indigeribile , un Gassamn holliwodiano , in tono decisamente minore , ora zingaro, ora maestro d’orchestra , o principe russo ( chissà perché gli facevano fare la parte dello slavo ) fino all’ultimo straordinario, eccezionale Gassman-Achab , Gassman-Ulisse. Gli mancò il ruolo di Don Chisciotte , ma Brancaleone tale è , la mimesi del Cavaliere dalla triste figura.
3.E poi c’era il Gassman disperato, malato , solo , in preda alla più cruda depressione ( Mi ha riferito un eccellente dermatologo salentino, di Taviano , che ebbe in cura Vittorio , quando lui soggiornava in Toscana , che aveva dei veri e propri buchi ai piedi, frutto delle sue ansie e angosce)
Ma passati i periodi di depressione , Gassman tornava quello che da sempre abbiamo conosciuto, egoista , vanesio , goliardico, eccessivo. Molteplice. “In realtà, Vittorio è un timido”, mi disse una volta il suo grande amico gallipolino , Carlo Mazzarella, che ogni tanto , d’estate, incontravo al Marechiaro di Gallipoli, dov’era ormeggiata la sua barca. “ L’ho invitato tante volte a Gallipoli”, mi disse Carlo , “ ma ancora non ci sono riuscito a portarcelo “. Erano gli anni ottanta e Gassman era ancora sulla cresta dell’onda . A Gallipoli ci verrà molto più tardi , dopo la morte di Mozzarella , in ossequio alla memoria dell’amico , raccogliendo l’invito degli organizzatori del premio Barocco .
4. Forse è vero che era anche timido . In fondo ciascuno di noi rimane per buona parte un mistero anche di fronte a se stesso. E tutti i Gassman sono possibili.
Infine il commiato. L'epilogo. In un palcoscenico che ribolliva di folla delirante.
E lui, Gassman che alzava per l'ennesima volte le braccia come un eroe omerico. Superbo. Unico. Mitico. Ecco le sue dichiarazioni finali: "Gli attori sono una categoria con un forte tasso di imbecillità e di finte aristocrazie, io ho sempre amato attori e registi che hannno il senso del gioco e della relatività, Monicelli , Scola , Risi , Altman , tutta gente che fa le cose seriamente ma non si prende troppo sul serio…Del resto , se non si rimanesse bambini fino a novant’anni , non si potrebbe fare gli attori".
Che rapporto ha con i suoi molti figli ?
"I figli sono creature sconosciute con cui il rapporto è ambivalente: amore e combattimento,ci devono essere entrambe, coni figli si lotta, ho un figlio di 19 anni che amo moltissimo, però se faccio un errore non mi perdona , punta subito il dito, però mi protegge anche".
"I figli sono creature sconosciute con cui il rapporto è ambivalente: amore e combattimento,ci devono essere entrambe, coni figli si lotta, ho un figlio di 19 anni che amo moltissimo, però se faccio un errore non mi perdona , punta subito il dito, però mi protegge anche".
Esiste la felicità?
"No. La felicità totale no. Esistono momenti di felicità, uno stupore di stare al mondo, ogni giorno mi sveglio con ujn cenno di ringraziamento verso l'ipotetico padrone del vapore".
"No. La felicità totale no. Esistono momenti di felicità, uno stupore di stare al mondo, ogni giorno mi sveglio con ujn cenno di ringraziamento verso l'ipotetico padrone del vapore".
Crede in Dio?
"Sì, al sessanta per cento. Per il 40 intervengono il raziocinio i dubbi . Ma un frate mi ha detto che la fede che non passa attraverso il dubbio vale di meno".
"Sì, al sessanta per cento. Per il 40 intervengono il raziocinio i dubbi . Ma un frate mi ha detto che la fede che non passa attraverso il dubbio vale di meno".
5.Uno dei più grandi attori italiani di ogni tempo , Vittorio Gassman, una persona di grande spessore culturale, che sarebbe stato qualcuno comunque , anche non facendo
l'attore. La Facoltà dei Beni culturali dell'Università di Lecce gli voleva dare una laurea honoris causa. Aveva previsto di premiarlo in autunno, ma non ha fatto in tempo. Vittorio è morto prima . E così il riconoscimento al protagonista di tante imprese teatrali , al ruolo fondamentale che Gassmann ha svolto negli ultimi cinquant'anni per la cultura italiana, non gli è stato dato , da vivo. Ma postumo servirebbe solo a rafforzare la teoria del marchese Caccavone , e cioè a niente.
Gassmann arcimeritava il riconoscimento, così come lo avrebbe meritato Carmelo Bene , invece hannno dato sette lauree honoris causa ad Alberto Sordi. Con tutto il rispetto per l'attore , l'uomo valeva decisamente poco ed era a distanze siderali da uomini di cultura quali erano Gassman e Bene . Vittorio meritava il riconoscimento non solo per l'attività in teatro, per il cinema, ma per tutto questo e altro ancora , comprese le sue opere letterarie ,alcune delle quali sono diventate un best-seller. Magari ci avrebbe riso su, ci avrebbe scherzato , con auto-ironia , con auto-sarcasmo, avrebbe recitato una delle sue poesie in endecasillabi:
l'attore. La Facoltà dei Beni culturali dell'Università di Lecce gli voleva dare una laurea honoris causa. Aveva previsto di premiarlo in autunno, ma non ha fatto in tempo. Vittorio è morto prima . E così il riconoscimento al protagonista di tante imprese teatrali , al ruolo fondamentale che Gassmann ha svolto negli ultimi cinquant'anni per la cultura italiana, non gli è stato dato , da vivo. Ma postumo servirebbe solo a rafforzare la teoria del marchese Caccavone , e cioè a niente.
Gassmann arcimeritava il riconoscimento, così come lo avrebbe meritato Carmelo Bene , invece hannno dato sette lauree honoris causa ad Alberto Sordi. Con tutto il rispetto per l'attore , l'uomo valeva decisamente poco ed era a distanze siderali da uomini di cultura quali erano Gassman e Bene . Vittorio meritava il riconoscimento non solo per l'attività in teatro, per il cinema, ma per tutto questo e altro ancora , comprese le sue opere letterarie ,alcune delle quali sono diventate un best-seller. Magari ci avrebbe riso su, ci avrebbe scherzato , con auto-ironia , con auto-sarcasmo, avrebbe recitato una delle sue poesie in endecasillabi:
6. Smettila, stai per essere vecchio /e ancora la tua faccia ti diverte:
tardare un poco allo specchio è tuttora /l'ora e il gioco a cui sei più solerte.
….
Guardati, dunque, guardone! /Eccola, bene a fuoco adesso,
quella tua faccia che l'età non tocca /se non d'un taglio agli angoli della bocca, /l'occhio guardingo di chi ha avuto successo;
a fuoco quel collo eretto e fiero /quando le ruote girano propizie,
e al primo allarme il vuoto, l'umor nero, /le vergognose mestizie.
Sputaci, nello specchio, vecchio cialtrone.
tardare un poco allo specchio è tuttora /l'ora e il gioco a cui sei più solerte.
….
Guardati, dunque, guardone! /Eccola, bene a fuoco adesso,
quella tua faccia che l'età non tocca /se non d'un taglio agli angoli della bocca, /l'occhio guardingo di chi ha avuto successo;
a fuoco quel collo eretto e fiero /quando le ruote girano propizie,
e al primo allarme il vuoto, l'umor nero, /le vergognose mestizie.
Sputaci, nello specchio, vecchio cialtrone.
/Del vecchio vizio è ora di far senza: /prenditi a calci in culo, coglione!
Subito dopo la sua morte , disse Luigi Santoro, docente di storia del teatro e dello spettacolo e di cinema presso l'Università di Lecce: “Dare una laurea honoris causa a Gassman sarebbe stata una grande opportunità per quanti fanno teatro dalle nostre parti - e sono molti - e soprattutto per i nostri giovani studenti. Gassman era la bandiera , il protagonista assoluto del teatro italiano nel mondo. E aveva investito tutto sé stesso, la sua vita nell'attività di uomo del palcoscenico".
Subito dopo la sua morte , disse Luigi Santoro, docente di storia del teatro e dello spettacolo e di cinema presso l'Università di Lecce: “Dare una laurea honoris causa a Gassman sarebbe stata una grande opportunità per quanti fanno teatro dalle nostre parti - e sono molti - e soprattutto per i nostri giovani studenti. Gassman era la bandiera , il protagonista assoluto del teatro italiano nel mondo. E aveva investito tutto sé stesso, la sua vita nell'attività di uomo del palcoscenico".
7.E anche Carmelo Bene , l’antico rivale , che l’avrebbe seguito qualche anno dopo nel regno delle ombre , pronunciò – dopo la morte di Gassman - una specie di discorso funebre sul futuro del teatro. Disse: “Tutto il teatro sarà in crisi finchè si continuerà a credere che il teatro sia un raduno mondano, dove andare ad assistere alle recite con gli attori imparruccati che imparano a memoria i testi di chissà chi. Il teatro come lo si intende normalmente è un loculo, ed io non ho mai fatto quel teatro. L’ invulnerabilità di Achille è un testo senza autore, perché non importa se c’è Omero o Kleist o Stazio. Io sto male quando lo eseguo , provo imbarazzo…è uno spettacolo scandaloso , com’è scandalosa ogni cosa divina . E’ il mio testamento, non solo artistico ma anche privato. Il resto è nulla, non ci sarà nient’altro. Se non il buio sul teatro”.
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