1.”Glocal: La comunicazione fattore di sviluppo di Paolo Pagliaro, Manni editore, Lecce, 2008, è un bel libro , anche nella veste editoriale, che sembrerebbe, a primo acchito, scritto per tecnici, studiosi, manager , studenti, giornalisti, insomma per addetti ai lavori. Invece no. Paolo Pagliaro, emblema e simbolo vivente ( anche visivamente, cura molto la sua immagine) del brillante manager-comunicatore-imprenditore-professore universitario d’avanguardia nel Salento ( e non solo) , dice che lo ha scritto per tutti. Ed è vero, lo si capisce già dal primo approccio, leggendo la dotta, articolata, esaustiva introduzione di Paolo Pellegrino, direttore della collana che raccoglie testi e saggi specifici legati all’informazione, alla comunicazione e ai media e che non a caso s’intitola “Hermes”, inventore del linguaggio e messaggero degli dei.
2.E tale ci appare Pagliaro, nell’asfittico e ambiguo panorama dei media , un novello Hermes, a cui mancano solo le ali per volare, ma non certamente le idee. Infatti, basta
sfogliarlo a caso , il libro , per capire che ci troviamo di fronte ad un’opera che contiene tutti gli elementi possibili per “aprire” la mente del comune lettore ( quorum ego) , non solo di fronte ai segreti e agli enigmi della sociologia dell’organizzazione dei media , ma della stessa capacità di futuro di una società che si basa , si struttura e va radicandosi sempre più sulla “dittatura” dei media. Pagliaro si dimostra un innovatore nel senso pieno della parola , quando utilizzando neologismi come televisione “indies” ( una televisione con una precisa filosofia aziendale che coniuga l’innovazione e la tradizione) e “Qualitel” , che è la dimensione etica e valoriale della televisione , in contrapposizione all’Auditel, strumento tirannico al servizio del marketing che condiziona i comportamenti di chi fa televisione e che quasi sempre corrisponde all’abbassamento della qualità, facendo dire ad uno come Funari , discusso quanto vi pare, ma che aveva genialità televisiva , che la televisione è pura deiezione , e quindi va bene solo per chi la fa.
sfogliarlo a caso , il libro , per capire che ci troviamo di fronte ad un’opera che contiene tutti gli elementi possibili per “aprire” la mente del comune lettore ( quorum ego) , non solo di fronte ai segreti e agli enigmi della sociologia dell’organizzazione dei media , ma della stessa capacità di futuro di una società che si basa , si struttura e va radicandosi sempre più sulla “dittatura” dei media. Pagliaro si dimostra un innovatore nel senso pieno della parola , quando utilizzando neologismi come televisione “indies” ( una televisione con una precisa filosofia aziendale che coniuga l’innovazione e la tradizione) e “Qualitel” , che è la dimensione etica e valoriale della televisione , in contrapposizione all’Auditel, strumento tirannico al servizio del marketing che condiziona i comportamenti di chi fa televisione e che quasi sempre corrisponde all’abbassamento della qualità, facendo dire ad uno come Funari , discusso quanto vi pare, ma che aveva genialità televisiva , che la televisione è pura deiezione , e quindi va bene solo per chi la fa.
3.Pagliaro parla per esperienze dirette , quale editore di Telerama, un net work di qualità e di spessore , di successo acclarato nella regione , ma anche un esempio di gestione agile , professionale, stimolante , di moderna impresa aperta ai giovani e al futuro. Parla delle sue dieci battaglie vinte, e sono tutte importanti, quella dell’ambiente, che è fondamentale ( siamo come un treno che corre all’impazzata senza più alcun macchinista che lo guidi, il treno prima o poi uscirà dai binari e saranno disastri spaventosi) , poi quelle per la sanità, il sociale, il piccolo commercio, lo sport, la sicurezza stradale, i collegamenti infrastrutturali, l’aeroporto di Brindisi, l’università del Salento e la battaglia per la cultura come infrastruttura, recupero e valorizzazione e promozione della nostra cultura salentina, della nostra storia , della nostra identità . Da Otranto festival alla notte della taranta sono occasioni uniche di promozione e salvaguardia intellettuale , di conoscenza e arricchimento sociale , oltre un valore aggiunto per la nostra economia, ma ce ne sono altri che potrebbero essere promossi, valorizzati, realizzati, che meritano di diventare laboratori permanenti , percorsi culturali sociali e umani della riscoperta di una identità di un popolo civilissimo e raffinato qual è quello salentino. Il libro,ha , infine , un altro pregio essenziale per un libro: oltre che interessante , è scritto benissimo , con un linguaggio arioso, leggero , letterario , ma niente affatto paludato, con riferimenti culti alla sociologia , alla filosofia , alla psicologia , ma anche letteratura, alla mitologia…
4.Insomma non c’è spazio per la noia delle lunghe elencazioni , o disquisizioni specifiche su una tecnica anziché un’altra…E’ una passeggiata nell’etere insieme ad un acuto osservatore-rifacitore del linguaggio televisivo , un nuovo messaggero degli dei… salentini.
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