mercoledì 17 settembre 2008

Giulio Sordini un naturalista pieno di simboli




1.Giulio Sordini è un uomo dai molteplici interessi e dalle larghe vedute , un uomo di fascino e comunicativa che sa catalizzare su di sé attenzioni e interessi , che sa conquistare simpatie e amicizie. E’ un fine e sensibile osservatore della realtà , apparentemente ironico e un po’ bohemien , con le sue piccole abitudini e le sue ossessioni, lo sport , l’arte e la poesia, uno che persegue la ricerca utopica della felicità , che è poi è la ricerca di sé stessi, l’antica ricerca dell’uomo . E anche lui, come Diogene , come Bergman , se ne va in giro con la sua “lanterna magica” , la pittura, per ricreare nuovi mondi sospesi tra il visibile e l’invisibile, tra il sogno e la vita . Ed eccolo , chiuso nel suo studio, con le immagini, i colori, le tele , i pennelli, le spatole, le chine, i carboncini , le matite, i pastelli, i tubetti, le boccette, i cavalletti, le tavolozze, l’acqua ragia, e le alchimie più svariate, tirar fuori un quadro come “La Spiaggia”, che è la sintesi e un po’ l’emblema del suo operare, del suo fare artistico e artigianale, un quadro in apparenza naturalista , oserei dire teatrale , con due figure in primo piano , una donna che tiene a guinzaglio un barboncino , e un uomo con un bambino in braccio , che sono anche macchie di colore dai forti contrasti , che camminano sulla spiaggia , sulla battigia , ma danno l’idea di fare piuttosto un viaggio nel colore , un viaggio della memoria, che una passeggiata davanti al mare . Sembra una famiglia che deambula dal passato per andare incontro al futuro . E sullo sfondo , il mare , azzurro, imperscrutabile, profondo, il fascino del mistero e della bellezza della natura, il mare con le sue onde schiumose , le simmetrie orizzontali, i bianchi, i grigi e i blu alchemici che danno profondità e vanno a confondersi col cielo sulla linea dell’orizzonte. C’è , in quest’opera dalla perfetta esecuzione tecnica e cura di ogni particolare , una musica , la musica del vento che fa volare la veste gialla della donna, la lunga camicia bianca dell’uomo , arruffa il pelo del cagnolino bianco, piega l’ombrellino da sole della donna , e dà voce alle onde di risacca e al linguaggio sottile delle linee , delle ombre e degli schemi cromatici. C’è una felice e inflessibile ricerca della concretezza umana che diviene anche concretezza figurativa. E’ il reale che si fa vita e in genere i dati naturalistici sono pregnanti, e tuttavia c’è qualcosa di irreale, a partire dalla stessa composizione delle due figure che vi campeggiano. Chi sono ? Da dove vengono, dove vanno ? Potrebbero essere dei rom , dei nomadi, dei senza patria, degli spiriti liberi, svincolati da ogni appartenenza , sociale o nazionale, in un metaforico viaggio sulla “spiaggia della vita” , o un lungo esito di memorie che viene in parte dall’inconscio? .

2.Diceva Nietzsche che l’arte nasce dall’unione di due elementi : un grande realismo e una grande irrealtà . Giulio Sordini li possiede tutti e due , il realismo nei suoi quadri è piuttosto evidente, trasparente , così come i suoi riferimenti ai grandi pittori del passato ( da Raffaello a Velasquez , da Veermer o ai contemporanei come Dalì e Hopper , con un passaggio nei chiaristi , e nei macchiaoli) , ma la sua costante ricerca non è solo un fatto letterario e mitologico. No. E’ fatta anche di ricerca interiore , di istinto , percezione , folgorazione, ascolto dei suoni, evocazioni , rimandi della memoria . Tutto parte da lontano per approdare ai tempi nostri , al dato di cronaca che porta i segni e le ferite della nostra società, del nostro malessere ( vds. , ad esempio, “Crepuscolo” e “Rifiuti”) . La parte irreale delle sue immagini , che appartiene all’inconscio e al mondo di ricordi sua infanzia, diventa così una foresta di simboli , come nel caso , appunto, della “ Spiaggia” , in cui c’è tutto un sottile ambiguo gioco di evocazioni e di richiami lirici, quasi danzanti.

3.Sordini non è uno che si atteggia a demiurgo , a creatore, ad artista, Anzi, si considera un umile artigiano, che, dopo anni e anni di studio , di passione e di sacrificio, ha appreso la tecnica del disegno, il chiaroscuro, la prospettiva, le ferree regole delle simmetrie e dell’ordine geometrico insite un po’ in tutte le cose. E’ uno che, parafrasando Goethe , ti dice che non ha inventato niente perché l’inventare di sana pianta non è mai stato affar suo : “Ho sempre ritenuto il mondo più geniale del mio genio” . E’ uno che si avvale delle sue esperienze , esperienze di vita , di conoscenza degli uomini nella sua lunga carriera di dirigente di uffici pubblici . Non appartiene al rumorio degli avventurieri. Ha una memoria ancora lucida della storia dell’arte, dei colossi che hanno gettato una volta per tutte l’impalcatura di quel “sovrappiù”, come diceva Tagore, che è la cultura. La sua pittura è un diario aperto, perpetuo di questa storia-memoria che si scrive direttamente da sola man mano che l’occhio del visitatore scorre la galleria dei suoi quadri sulle pareti del salotto della sua casa , a partire da quel grande genio che è Raffaello, a cui rende omaggio con un’opera , “ Prima degli esami” , che si ispira dichiaratamente alla “Scuola di Atene” E là dov’erano Platone e Aristotele, che incedevano con la loro sapienza, l’uno mostrando il cielo, l’altro la terra, ecco ora due studenti nell’ombra, un po’ esitanti , che animatamente discutono gesticolando. E sui gradini, dov’erano i due gruppi capeggiati , da un lato, da Eraclito-Michelangelo, e da Euclide-Bramante dall’altro lato , ecco altri gruppetti formati da tre di studenti che preparano gli ultimi ripassi “prima degli esami” . E per un attimo , quel denso chiaroscuro caffellatte di Sordini mi fa ripensare a Giovanni Antonio Bazzi , detto il Sodoma , che nel grande affresco di Raffaello, figura sull’estremo lato destro , insieme all’autore medesimo.


4.La memoria dell’ “allievo” Sordini registra la storia favolosa della nostra pittura , da Giotto, il fondatore della lingua pittorica italiana ( “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; et ebbe l’arte più compiuta che avesse mai nessuno” ) , ai macchiaoli, via Piero della Francesca, con la sua divina proporzione, e anticipatore dei fiamminghi , i Rubens, i Rembrandt , i Van Eyck, i Veermer , il quale ultimo è un costante punto di riferimento , direi un mito, per Sordini, da cui attinge la sua cifra tecnica raffinatissima , i colori inediti giocati sull’accostamento dei toni caldi e freddi , la materia traslucida che rende quasi l’impressione tattile dell’oggetto , la pennellata sicura , l’impostazione spaziale nuda ed essenziale , e quella luce radente , che dà alle figure il valore di simbolo. Ed è indubbiamente il Veermer , che rappresenta uno dei più alti esempi dell’arte intesa come evocazione fantastica della realtà , il suo inarrivabile modello , parliamo del Veermer della “Lattaia” e della “Ragazza con gli orecchini”, opere che Giulio ha voluto rifare e campeggiano sulle pareti del suo salotto. Ma anche “La fanciulla dai capelli rossi” , un’opera che mostra una ragazza volitiva, fiera, altera , con una gran matassa di capelli rossi , simbolo di fuoco , di passione, ma anche di intrico e mistero , si rifà alla lezione di Veermer , con pennellate morbide e cesellate , sicure , verticali , e qualcosa di barocco che è nel suo vissuto e nella memoria storica. E , se vogliamo , lo stesso discorso vale per la serie dei “nudi” , ( “Nudo di donna”, “Nudo di donna con cane” , “Nudo di donna prona”, Nudo di donna supina” , “Ragazza che dorme” ) in cui Sordini usa preferibilmente il pastello, materia che sembra favorire la risonanza ambrata, con un che di stregonesco , in certi casi , per le astute rabberciature che opera nella camera alchemica dei colori e degli impasti, che fanno venire in mente i pittori della Scapigliatura , i Renzoni, il Piccio, il Cremona, con quella loro tendenza ad un lirismo languido , ingenuo, erotico , fragile e luminoso , in cui sembra che la luce si colmi di se stessa , e i personaggi siano immersi in una atmosfera di sogno , senza peso e senza tempo . Sono questi i quadri in cui s’avverte la gioia fisica di toccare i ricordi , di ritrovare gli amici fantasmi della giovinezza, di rivivere la vita , quadri di levigata e accurata precisione che vorrebbero farsi carne e sangue, realtà di un momento , per poi tornare ad essere sogni, creature di vento , divinità, momenti di grazia suprema.


5.Ma ci sono quadri completamente diversi , che testimoniano della ecletticità di Sordini , parliamo di opere piene di sguardi meditativi , a cui abbiamo appena accennato , come “ Rifiuti “ , che hanno una geometria della composizione , un’atmosfera assorta e una severità della tavolozza molto vicini alla pittura metafisica. Opere in cui la profonda radice è calata nella realtà , nella coscienza dell’autore , con una visione pessimistica del futuro , quadri che fotografano un mondo di drop out , di diseredati , di “rifiuti”, o testimoniano il sentimento profondo della solitudine e dell’estraneamento, come in “ Crepuscolo” , dove s’avverte il senso profondo dell’ultimo viaggio, della liquidazione, dell’abbandono . Sono quadri di immagini urbane immerse nel silenzio e nella solitudine , ma che allo stesso tempo , come detto ,sembrano metafisici , sofisticati , e , sotto certi aspetti , anche innovativi . Opere che comunicano allo spettatore un senso di profondo smarrimento , di disfacimento, di malinconia, di incomunicabilità e deserto.

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