lunedì 1 dicembre 2008

Tre donne, tre libri, tre copertine



1.Il titolo di un libro , ma anche la copertina costituiscono un po’ il pass-partout per entrare nella profondità , nell’anima dello stesso. E questo mi sembra il caso di “Ritratti” della tarantina Elisabetta Mori , edizioni Dora, 2004, che ha riprodotto “Le strane maschere”di Ensor ,pittore e un incisore belga che ha fatto del grottesco e della satira i temi della sua arte. La vita è un continuo carnevale drammatico, sembra voler dire Ensor con i suoi ritratti. Sia il titolo che il riferimento a Ensor non è assolutamente a caso. Infatti i versi della Mori hanno qualcosa di molto simile ad una pittura impressionista (“La sera scese nel seno/di una conchiglia dalla brezza stanca”) con espliciti richiami ai classici e ai maudit francesi, in particolare Baudelaire e Rimbaud. (Sorprende il fuoco/con fiamme e sputi) .Tutte le sue poesie hanno un che di chiaroscurale , che filtra con moderazione la luce e talora s’incupisce con immagine dai toni ferrigni, bruni ed ambrati (Vidi le cime scendere dai torrioni/attraversare l’ade) , riproduce con il gioco sapiente dei versi un riverbero simile a quello ottenuto dagli impressionisti francesi negli studi pittorici all'aria aperta. Molte delle sue poesie ,pur nella loro molteplicità e variazioni di schema e modulo , coi diversi timbri e cesure , - forse perché frutto di diverse raccolte messe insieme – affrontano il problema dell'uso della maschera quale metafora dei falsi miti della borghesia (porta il cappello-nonti fidare- Libera libertina liberata .

2. Lo stesso discorso potrebbe valere per Jole Cantobelli Severino , leccese, ma in questo caso la copertina di Schiele ,“Torrente di montagna “sembra essere funzionale al titolo della silloge , Acqua sorgiva, e basta.Infatti , la poesia della Cantobelli non ha nulla da spartire con l’angosciosa tragica malinconica solitudine erotica esistenziale del pittore austriaco. E’ una poesia civile e cristiana , fatta d’ulivi, mandorli e germogli di vento salentino, che si nutre di cenere di stelle ,ossia “di niente” e d’ “immensità”, di paure ,ma anche di lampi voci e sorrisi, di germogli e di corde d’amore, ma anche di tensioni e mute grida di donna e di madre assetata di giustizia e di pace ( altro non c’è da difendere in questo breve nostro stare al mondo se non la pace /il vivere sereno/ e il volersi bene) .Ma la sua sa essere anche una poesia di specchi infranti e di stigmate del cuore, di orrori ( piccoli angeli innocenti cadono spenti per cattiveria umana) e poesia fatta con forbici che ritagliano lacerti di angeli senza più sorrisi ,amarezza e sconforto( sabbia tra le dita precipitano gli anni i mesi i giorni) ma anche melodie e gocce d’acqua sorgiva ( quando fioriscono i mandorli…/quando si scioglie l’incanto notturno / dilaga nel cielo una liquida luce lunare) .
3. In Petali di Gerani della racalina Fernanda Quarta troviamo il potere consolatorio della poesia che è, per creature come lei, ancora isola felice , rifugio, oasi. Fernanda Quarta gioca ,sul filo della propria immaginazione creativa , a fare l’equilibrista senza rete , ripercorrendo itinerari magici , giochi di memoria e di colori fantasmagorici.. Eccola ritrovarsi “/ dentro una fiaba , / dove danzano folletti/ intrecciando siepi di pace…/ Chiamo me stessa / a sostare, ad ascoltare/ violini di poesia, fruscio di silenzi/ che spazzano le mie ansie…raccolgo impronte di ore liete/ e invento un mondo mio” ma c’è pure , inevitabile , il ritorno alla dolorosa realtà con la “ risata di démoni in festa,/ balletti di folli/intenti a ideare nuove distruzioni…/ il pianto dei miseri/ (che) si spande sui nostri rituali/ quotidiani/ annebbia il nostro equilibrio..."
E questo perché l’ arte in genere , e la poesia in particolare, non è senza tempo, non è portatrice di un’istanza sovratemporale , come potrebbe apparire leggendo certi capolavori che non hanno tempo. La poesia è sempre agganciata al reale e il ruolo del poeta è come quello di un sismografo che registra ( con un suo linguaggio fitto di metafore ) le cose che accadono in un momento preciso della storia , un fatto temporale con strumenti impalpabili astratti e adusati quali pensieri , sensazioni, emozioni , sentimenti , nascita amore e morte ; è un divenire , “farsi” , testimoni del proprio passaggio rapido nel mondo , un cercare di afferrare un volo, un grido, il senso della nostra vita , il mistero e il dio invisibile che c’è dietro ; è un “ farsi” e dis-farsi costantemente , in tempo reale , ma allo stesso tempo “ eterno”.

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