domenica 7 dicembre 2008

Alda la rossa e la poesia nell'antica Grecia



1.Qualche anno fa , al Sant’Angelo di Gallipoli, in occasione della consegna della targa d'argento “L’uomo e il Mare “ ad Angela Buttiglione ( profeta in patria ) per meriti culturali, era presente una sua cara amica giornalista Rai, allora tenuta in panchina , Alda D'Eusanio detta “La Rossa” , che ora sta andando fortissimo in uno dei tanti programmi d’intrattenimento pomeridiano. Bene, la signora D'Eusanio, donna affascinante e di grande spirito, alla fine della manifestazione legata al Concorso di Poesia in Vernacolo Salentino “ Luigi Sansò “, in cui c'era stata anche la rappresentazione teatrale di un mio atto unico, “I Naufraghi” , si soffermò a parlare con qualcuno di noi e disse: “ Credetemi se vi dico che sono davvero meravigliata. Questo è un paese in cui tutti fanno poesia, tutti parlano di poesia, qui la poesia è come il bere, il mangiare, l'andare a dormire, il fare l'amore. Sono affascinata e sbalordita , ma ditemi: forse qui non siamo più in Italia ?”


2.La sua domanda poteva sembrare anche sibillina , tenuto conto che poco prima aveva detto alla sua amica Angela di non aver capito praticamente nulla delle poesie dialettali e della commedia , in cui il personaggio principale recitava in dialetto gallipolino, e tuttavia c’era nelle sue parole un che’ di stupore e di sincera ammirazione . Ma in effetti la D’Eusanio non era andata poi così lontana dalla verità, se consideriamo che la popolazione salentina discende in gran parte dai Greci e ci sono tuttora sacche in cui si parla il grecanico. Questa è “Magna Grecia” e la gente ha inscritto nel suo DNA , nella sua memoria atavica la grande poesia popolare greca, quella degli aedi, quella di Omero per intenderci ed ecco del perché tutti si sentono un po’ poeti, anche quando sarebbe meglio che facessero altre cose.


3.Ma com'era questa poesia greca di cui tanto si favoleggia?
Ce la spiega Odisseo , quando descrive ad Alcinoo , re dei Feaci, la gioia che colma gli invitati mentre odono i cantori, e le sale sono piene di di pane e di carni, e il coppiere attinge il vino nel cratere e lo versa nelle coppe. "Questo mi sembra nell'animo una cosa bellissima", dice Ulisse.
La gioia che suscitava la poesia omerica nasceva dalla pienezza dell'essere, era per l'appunto un piacere corporeo , come quello del cibo, dell'amore, del bagno, della danza; un piacere che impegnava tutto l'animo e il cuore.Come in nessun'altra tradizione occidentale, la poesia era gioia, ma i greci sapevano come fosse tragica la gioia nel mondo luminoso di Apollo. Perchè la la cetra che dà gioia è lo stesso strumento dell'arco che dà la morte. Quindi il poeta era un arciere: la sua canzone una freccia che non sbagliava mai la meta; e la corda dell'arco vibrava come le corde della cetra. La poesia era allora tutto, una forma di spettacolo completo: musica, danza e teatro: c'erano i cantori, con le lire e le cetre, c'erano i danzatori che si esibivano per ore, mentre gli ascoltatori consumavano il loro banchetto.

4.Ora noi in quella serata , che rimarrà legata alle presenze di Angela Buttiglione e Alda la Rossa , non abbiamo fatto certamente un revival della poesia greca antica, né nulla di straordinario e memorabile, ma gli ingredienti ( poesia, musica, danza, teatro, atmosfera ) c’erano tutti e sono stati quelli che forse hanno stimolato l'immaginazione di una "forestiera" sensibile come Alda D'Eusanio, che con il suo linguaggio talora in colorito romanesco, si è soffermata divertita a fare i complimenti ai poeti dialettali e agli attori della piece, firmando molti autografi. E’ stata gentile, Alda la Rossa , anche perché è venuta a Gallipoli per il solo piacere di stare con un’amica e fare conoscenza di una città e di una terra che non aveva mai visto prima. Alda non ha ricevuto alcun premio, né ha avuto prebende di qualsiasi genere, anche indirettamente. Del resto il nostro non era il Premio “Balocco” e lei non è la Sofia Loren , che per la sua comparsata ha intascato il modico assegno di 200 milioni ( Qualcuno dice quattrocento) di svalutate lirette, quasi la metà dei quattrini che ci son voluti per far erigere una sorta di ridicola “Torre Eiffel” sul Corso per l’ultimo giorno del millennio.

5.Fatta questa rievocazione che vuole essere anche un atto di speranza e fede perchè la poesia possa tornare ad avere quel significato gioioso di una volta, vorrei spendere altre due parole sulla poesia dialettale , una poesia che è stata per secoli sinonimo di comico, burlesco o grottesco e che non ha avuto una propria dignità dal profondo, ma gliela hanno conferita grandissimi poeti borghesi quali il Porta, il Belli, il Tessa, che erano dei grandi reazionari che , come dice Cattaneo, si finsero plebe per affilare coll'acerbità popolare l'ottusa verità. Questi signori regredivano a livello di servi, prestando loro con sapiente mimetismo la parola di cui erano storicamente deprivati, per esprimere più liberamente ed efficacemente il proprio pensiero. Hanno "registrato" il linguaggio del mondo popolare, il suo fervido disordine pulsionale, lasciandolo però chiuso nel loro ghetto.

6.Ora le cose sono cambiate. I poeti dialettali , grazie alla scuola e all'istruzione, sono divenuti soggetti di storia, protagonisti della loro storia e rivendicano il loro diritto di partecipare alla cultura egemone; anzi, ora che la lingua italiana è arrivata ad un porto sepolto, ad una via senza uscita nè ritorno, i poeti dialettali si propongono come modello di integrità linguistica e antropologica, dicono che lo strumento dialettale è una musica alta che si può realizzare con strumenti etnografici, che è la vera lingua viva, lingua autobiografica, lingua del profondo, che risale verso gli idomi dei padri e dei nonni, che ha più spessore e valenza, perchè è incontaminata, integra, fedele alle proprie origini. Questo processo è già avvenuto al Nord , qui al Sud , e in specie nel Salento invece si stenta a decollare, anche se non mancano tenaci e valorosi studiosi come Donato Valli e poeti di assoluto rispetto come Nicola G. De Donno . Anche in questo senso segniamo un ritardo di una ventina d'anni. Speriamo che a partire magari da …ora ci si possa avviare su una strada sicura , che è importante pe ril futuro della poesia , ma anche per il pieno recupero dell’identità di un popolo ; una strada che, chissà, magari ci riporterà , passettino su passettino , alla gioiosità della poesia omerica?
E allora inviteremo di nuovo Alda la Rossa, ma stavolta , temo, non verrà più solo per diporto.

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