sabato 15 novembre 2008

Jacques Piccard scienziato e poeta del mare



1. E’ morto a Ginevra, all’eta’ di 86 anni, lo scienziato svizzero Jacques Piccard, economista, esploratore, pilota e progettista di sottomarini, uno dei più grandi uomini del ventesimo secolo, e forse uno degli ultimi autentici “poeti del mare” , perché la poesia non si fa – disse Carrieri - con carte , cartigli e scartoffie , la poesia siamo noi, con la nostra memoria mitica , con la nostra capacità di esplorazione, di raggiungere il fondo dell’essere , scoprire l’originario , la realtà primordiale da cui è sorto il cosmo , il poema universale , che permette di comprendere il divenire del suo insieme . E Piccard era tutto ciò, era l’aedo, l’Omero degli abissi , che rievocava con le sue imprese i miti e gli eroi del passato , Ulisse, Icaro , il capitano Nemo , ma anche quelli del futuro, quegli eroi che “devono ancora venire “ e che vediamo rappresentati nei film di fantascienza , gli astronauti, il capitano Piccard degli Star Trek, gli E.T , le “guerre stellari” e i “pianeta delle scimmie”.


2.In ognuna delle sue formidabili , “epiche” imprese , Jacques cercava il limite estremo possibile alla navigazione dell’uomo, e come il Marlow di Conrad riusciva a vedere il chiarore . la luce, anche nella tenebra, nella catastrofe, nel naufragio. Parlare delle sue performance sottomarine , ma anche di quelle di tutta la sua famiglia , del padre Auguste, dello zio Jean, del figlio Bertrand, tutti scienziati e poeti che gettano i loro cuori nella tenebra per vedere “l’ oltre” , per scorgere in fondo la luce che svela ogni mistero , non basterebbe un libro, ci vorrebbe davvero un poema, che magari un giorno qualcuno scriverà.

3.Jacques Piccard se ne è andato quietamente, mentre era sul lago di Ginevra , che tanto amava e stava ascoltando i notturni di Chopin , e anche “la mère” di Debussy . Se ne è andato il 1° novembre , il giorno di tutti i santi . Il suo volto era ancora bello , gentile , intenso e sorridente , promanava intelligenza , umanità, empatia; i capelli candidissimi , gli incorniciavano la nuca ancora piena di pensieri e di sogni ; la pelle chiarissima, rosea, a tratti perlacea , con le cartilagini quasi trasparenti , turchesi e azzurrine, gli dava un chè di ieratico . Jacques si è girato sul fianco , sul prato verdissimo del lago svizzero , e in un attimo ha rivisto tutta la sua vita , la luminosità della Fossa delle Marianne , a quasi undicimila metri di profondità , con le sogliole e i gamberi che nuotavano in quel mare di silenzio , lungo i fondi sentieri della chitarra , e i deserti immensi, gli abissi sconfinati del misterioso Oceano di buio , che s’aprivano a intermittenza in fasce luminose , ma forse era una luce più mentale che reale , e facevano musica , una musica di silenzi , che perdurava , s’iterava , con le diverse forme di diamotee che danzavano sui fondali

4.Jacques ha appoggiato la testa sul cuscino e se ne è andato, quietamente, chissà dove, in luoghi a noi ignoti. Chissà, forse quel cacciatore di fosse marine , quel navigatore dell’impossibile , “l’uomo più profondo del mondo” , il sognatore delle stelle marine e delle armonie del silenzio , il poeta-scienziato, il creatore di sogni, prima di chiudere gli occhi ha rivisto il tenente di vascello della Marina degli Usa , Don Walsh , che era con lui in quel viaggio del 1960 , e lo ha salutato, gli ha sorriso docilmente . “Good-by , Don”. A pensarci bene sembra ancora irreale, quell’impresa , talmente incredibile è stata la loro avventura, che sembra appartenere… al futuro. Ma è questo il compito degli scienziati-poeti , come Jacques , anticipare il futuro, farsi profeti dell’avvenire.

5.Chissà, forse Jacques , prima di andarsene , ha rivisto anche suo padre Auguste , professore di Fisica, inventore del pallone stratosferico e del batiscafo, studioso dei raggi cosmici e della radioattività. Auguste , con quella faccia da scienziato folle, i capelli lunghi, il basco nero , gli occhialoni, il viso sempre corrucciato , lo sguardo fondo, le pupille dilatate , - con cui , qualche anno prima, all’alba del 30 settembre 1953 , aveva già sbalordito il mondo scendendo col batiscafo “Trieste” nella fossa tirrenica a sud di Ponza, “uno specchio d’acqua grigio , freddo , fatto di nichel , dove le carte nautiche segnano la più profonda depressione mediterranea. ”
Nessun uomo aveva sognato di poter raggiungere tanto, scrive Chiarelli sul Corsera.

6.Partecipò a quella missione, come comandante della Corvetta “Fenice” il Tenente di Vascello Angelo Monassi, che molti anni dopo avrei avuto l’onore di conoscere personalmente , a Roma , nelle sue vesti di Ammiraglio di Squadra , e Capo di Stato Maggiore della Marina Italiana . Anche lui , un altro grande uomo. E ciò mi fa pensare che sia destino che certi uomini si trovino come d’incanto a consesso , in occasione di grandi appuntamenti, come in una sorta di convegno di creatori di sogni, spiriti eletti , pieni di fantasia e dorati respiri che riscattano l’umanità delle tante cose immonde che accadono tutti i giorni.

7.Jacques ricordò forse i flash irrelati dei fotografi, gli operatori cinematografici, i giornalisti, il vecchio orologio illuminato del municipio di Ponza, al disopra del porticato e della lunga terrazza, le prime lente luci dell’alba , i sogni grigi nel porto e sulle navi, i rimorchiatori, le facciate di calce e fragola della cittadina-isolana campana man mano che saliva il chiarore dell’alba. E, poi, a missione compiuta , gli onori resi a suo padre e a lui , mentre scendono dalla Corvetta Fenice . Quattro fischi alla banda , gli stessi onori riservati a un ammiraglio. Eccolo il vecchio Piccard che attraversa con passo incerto la stretta passerella fino al molo, poi si volta indietro e sventola verso la nave il fazzoletto cremisi. E’ commosso. Nell’altra mano ha un mazzo di zinnie, di margheritine gialle e di capelvenere , che una popolana gli ha appena gettato tra le braccia, e nell’animo un aggrovigliato silenzio di verdi chitarre.
Anni dopo chiesero a Jacques se era possibile recuperare il Titanic. “Certo, tecnicamente è possibile. In fondo sono solo 4000 metri di profondità. Ma non ne vale la pena, perché farlo, perché profanare quei morti? Il Titanic ormai è un sacrario” per tutti gli uomini di mare.

8. Chissà, forse Jacques , prima di andarsene ricordò anche il figlio Bertrand , psichiatra e psicoterapeuta, aeronauta, e pilota di aerostati, il primo uomo a volare intorno al mondo senza fermarsi con il pallone aerostatico ” Breitling Orbiter 3 “, nel Marzo del 1999, e dopo averlo circumnavigato , “abbracciato” , per tre settimane con Brian Jones, a contatto con l’aria, i deserti , gli oceani , e i venti , dice all’umanità, a tutti noi, ad uno ad uno, Guardate amici che il nostro pianeta soffre sul serio di gravi squilibri e tutti i nostri veleni possono diffondersi sull’insieme del globo, Bisogna rispettarla sul serio, la natura, e da subito. Altrimenti la distruggeremo. Sul serio. Definitivamente. Senza ritorno.
Auguste, Jacques e Bertrand Piccard, tre generazioni di grandi uomini svizzeri scienziati e poeti, profeti del divenire . E poi si dice che la Svizzera ci abbia dato solo una foresta di orologi a cucù , le banche e il cioccolato!

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