1. Quando compì gli ottanta anni, Giacinto disse basta. Lasciatemi alla mia vecchiaia , che è un dono. Lasciate che ne faccia un dono a me stesso . Ottanta giri di boa, ottanta giri di vita solari, trasparenti, incredibilmente belli , come possono esserlo i sogni del prato , o delle vele sul mare , le signorine con l’ombrellino di Monet , i notturni di Chopin , o i capelli biondograno di una fanciulla che ti cammini di fianco . Come possono esserlo gli occhi misteriosi di un vecchio come lui , che si è imbiancato tutto, capelli , barba e pelle , quella pelle saracena che ha perduto l’antico olivastro, ma il suo sguardo d’iridi castane si è fatto più luminoso, più maestoso.
2.Parliamo di "don" Giacinto Urso , l’onorevole, il presidente , il difensore civico , il galantuomo specchiato , sia nei modi che nelle azioni. Uno che sa essere poeta con lo sguardo che si inazzurra di mare salentino, sospeso com’è tra Nociglia e Marittima , la patria dei “Nuzzo” ( tra i migliaia c’è anche il mio “Uccio Nuzzo”, sottufficiale al demanio, che , nei lontani anni settanta , portava all’onorevole il rinnovo della concessione per un varco di accesso al mare) .
3.Dicevamo dell’Urso poeta nello spirito , ma lui è conosciuto soprattutto come uomo concreto, pragmatico, uomo d’azione, che ha passato una vita intera al servizio della gente ( e non è un modo di dire, ma piuttosto un modo di fare). Ora, a ottanta anni , voleva riposare, voleva meditare sul senso dell’esistenza e sul senso della morte . Che volete da me, sono uno che non ha mai impugnato la spada, nessuna Gram, né Durendal, né Joyeuse , né Excalibur , uno che non ha varcato alcun mare, nessuna frontiera , né scalato alcuna montagna.
4.Sono un uomo semplice , devoto di una vita fatta di principi elementari e rigorosi, vita da contadini del Salento, la mia terra, la mia patria. E se ne andò a meditare su Parmenide di Elea , sulla sua dottrina secondo la quale l’universo, compresi il tempo e lo spazio e forse anche noi, non è altro che un’apparenza o un caos di apparenze. Ma Nicola Apollonio gli ricordò i Codacci Pisanelli , i Ciampi, gli Andreotti , i Montanelli, i Nobbio , perfino le Levi Montalcini , tutti vivi esempi di grandi vecchi che sono stati , o sono tuttora , sulla breccia. E poi – gli disse - tu sei sempre stato un uomo onesto e coraggioso , uno che non ha mai vissuto i drammi dell’onore, che non è stato mai inseguito dalla vergogna di aver ceduto alla paura , mai stato inseguito dalla tua coscienza morale che ti impone sempre, incessantemente , di cercare il bene, per riscattare qualche sua debolezza, fino al sacrificio estremo di te stesso . Sei stato deputato per cinque legislazioni, Sottosegretario alla pubblica istruzione, Presidente della commissione sanità , Presidente della Provincia di Lecce e per molti anni Difensore civico della stessa , Sindaco di Nociglia, Presidente di non so quanti Enti e Isitituzioni e ti sei rivelato per quel che sei, un libro aperto , che distribuisce pillole di saggezza e di buonsenso ; sei un uomo onesto e illuminato, che si è dedicato sempre agli altri, che non ha mai vacillato di fronte alle proprie responsabilità. Non puoi mollare ora. Aspetta ancora un po’, Giacinto ...
5.E lui si lasciò convincere, soprattutto in nome della antica amicizia, continuando a scrivere per Espresso sud nella sua storica rubrica “parliamone insieme”. Con grande soddisfazione e gioia per tutti gli affezionati lettori, che riconoscono il suo indubbio fascino carismatico proprio nel suo atteggiamento improntato sempre a modestia , umiltà, buonsenso, saggezza. Ma forse il suo segreto vero , quello che gli ha dato giusta fama e considerazione , è stata la tolleranza in un paese di intolleranti e faziosi come il nostro , irreparabilmente provinciale, polverulento e prosaico la sua parte. Anche da politico , Giacinto Urso non è mai ricorso al sistema del melodramma per difendere i diritti della sua regione, e della sua gente, non ha mai fatto ricorso a iperboli o a toni enfatici, per farsi ascoltare e prendere in considerazione dalla gente.
6.Ha messo sempre al primo posto la dignità personale, la fierezza di uomo del sud, ha trovato sempre il coraggio di dire la verità, per sgradevole che potesse essere. Dopo sessanta anni di attività pubblica , ha continuato il suo impegno con lo stesso entusiasmo , la stessa determinazione , lo stesso desiderio di conoscere , di imparare, di perfezionarsi , di quando aveva vent’anni . Uomo onesto e saggio , d’accordo, ma anche uomo che crede negli ideali , che abbraccia l’orizzonte luminoso della Messapia, la terra fra due mari , la penisola salentina immersa in un oceano di luce , “ con la sua corsa di uliveti piantati in una terra rossa e grassa che d’improvviso precipita nelle acque maldiviane dello Jonio e dell’Adriatico” ; l’uomo dai due volti profetici che scorgono il passato e il futuro , l’uomo del conforto e del coraggio , che dice ciò che pensa , e denuncia ritardi , pressappochismi e scadenti furbizie nella roulette turistica salentina , capace di fare autocritica , e di dire un no , quando è necessario .
7.Uomo vocato alla difesa della giustizia , garante delle conquiste sociali e civili che il popolo stesso democraticamente si è dato, ma anche fortemente critico, quando occorre, anche bei confronti della sua gente. Non aspettiamoci – dice – “uomini della provvidenza”, ma aiutamoci da soli che Dio ci aiuta, e nessun discorso da “lacrime e sangue”, ma piuttosto rimbocchiamoci le maniche e produciamo da noi stessi la nostra qualità della vita e la nostra salvezza. Da antico cultore dei valori della democrazia, si è sempre richiamato alla Costituzione, la Bibbia del nostro vivere civile, letta dal non più del 5 per cento dei cittadini italiani.
8.Nel suo volume “ Storia e storie” dice che è facile essere i cittadini , molto più difficile ( e stimolante ) è "fare i cittadini “ E fare i cittadini è il miglior modo per esserlo". Elementare , Watson! Sì, ma è un monito prezioso e impegnativo , un programma d’intenti per ciò che finora non si è fatto, il dovere civico. Diciamolo pure che oggi è una cosa che riguarda pochi .
9.Sono molti quelli che se ne fottono dello stile e della forma, ergo della buona educazione. E invece no, dice Giacinto. Bisogna "fare i cittadini" proprio per recuperare quella forma perduta , e poi “”perché è un compito originale che si personalizza in ognuno di noi e consente di esprimere talenti e modi di vita, sentimenti partecipativi e propositivi, tesi a caratterizzare la società e la comunità, ad affrontare la quotidianità, a risvegliare la buona memoria storica e a renderci protagonisti del futuro. Concede la libertà di opinioni, la diversificazione di pensiero, l'inclinazione ad unirsi agli altri, l'intraprendenza a saper costruire la "città dell'uomo", piccola o grande sia la terra delle nostre radici””.
10.In occasione della presentazione del libro gli è stato chiesto di fare un bilancio di questi 60 anni di vita pubblica e lui ha detto ma che volete che bilanci faccia, ho vissuto intensamente , tentando di promuovere e raccogliere il meglio che ho saputo fare in un campo così magmatico e insidioso , da sabbie mobili , qual è quello dell’attività pubblica. E ho commesso un sacco di errori, omissioni, debolezze , perché sono un uomo e un uomo non può essere perfetto , può solo aspirare ad esserlo , e ci vuole sempre l’aiuto del padreterno. Ma un dato mi risulta costante. Sono stato severo con me stesso, le indulgenze le ho riservate al mio prossimo: ho vegliato nell’impegno e non mi sono mai risparmiato nel fare il cittadino in senso compiuto, totale, ascoltando tutti , dall’usciere al mio venditore di sigari , ho cercato di essere vicini a tutti , di dare a tutti un sorriso, una parola buona, un po’ d’affetto , facendo tesoro degli insegnamenti di tutti, perché qualsiasi essere umano ha qualcosa da insegnarti, ed è sempre più quel che tu ricevi dagli altri piuttosto che quel che dai.
11.Che futuro avrà questo paese? Non sono ottimista, a dire il vero. Ma non aspettiamoci aiuti dall’alto. Il Buon Dio ha ben altro da fare. Il futuro ce lo facciamo da soli , è nelle nostre mani, di noi cittadini, di noi elettori, ma dobbiamo avere il coraggio di uscire allo scoperto , mentre oggi tutti sembrano voler vivere nelle proprie tane e costruirsi rifugi antiatomici , bisogna uscire e fare veramente i cittadini.
12.In fondo ho cercato sempre la normalità , ma la normalità , in ogni tempo, è dura da perseguire , e si sconta pagandone un alto prezzo. Ora con quella stessa normalità che lo contraddistingue , traversa il prato di Nociglia, quel prato che calpestarono mamma Virginia e papà Vito, il fratello Antonio e la sorella Elena, e dice basta davvero. Ho quasi ottantatre anni , caro direttore, e stavolta mi metto a riposo, ringraziandoti di tutto lo spazio che mi hai concesso per esprimere il mio libero pensiero. Sono al tramonto , è un dato innegabile , e voglio tramontare bene , senza far credere di essere un astro perenne, sarebbe ridicolo. Ma rimango a disposizione, come fanno i vecchi soldati della riserva, o meglio quelli della ausiliaria, che pare sia stata abolita . Insomma, la penna non la depongo ancora del tutto. Ma tu, insieme a tutti i tuoi collaboratori, continuate a percorrere questa strada, è utile, è importante, è necessaria per il Salento , la Puglia e per il Sud d’Italia.
13.Ed eccolo, lo vedo, ora, attraversare quel prato verde del sogno , e perdersi nell’ora di quella sua sera, lieve creatura fatta di notti e giorni , di memoria e di oblio, come tutte le creature , quasi un sogno fuggitivo , ma un sogno che dura, e che durerà ancora a lungo nel tempo.
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